Il caso di Gavino Gabriel
Il caso di Gavino Gabriel (1881-1980) offre l’occasione per riconsiderare uno dei nodi più problematici ma anche più fecondi del primo Novecento musicale italiano, legato al difficile rapporto di convivenza tra la retorica del nazionalismo e una rinnovata coscienza dei valori culturali locali. Apprezzato cantore e interprete delle musiche tradizionali della sua terra d’origine, la Sardegna, Gabriel fu anche un compositore, un etnografo ante litteram e un pionieristico promotore delle tecnologie di riproduzione del suono per la documentazione scientifica e per la didattica dell’educazione musicale.
Dopo un’assidua frequentazione dei cenacoli artistici e intellettuali legati alla rivista «La Voce», Gabriel avviò rapporti di collaborazione con Giuseppe Prezzolini, Gabriele d’Annunzio, Ildebrando Pizzetti, Umberto Giordano e Giovanni Gentile; partecipò al dibattito sulla costruzione dell’identità nazionale rivendicando la centralità della musica e dei patrimoni culturali, e nel 1932 divenne il primo direttore della Discoteca di Stato. Nella sua opera di teatro musicale, La Jura, sperimentò una prassi compositiva dettata da un’originalissima poetica “ecologica” ispirata dall’ambiente geografico e dalle pratiche di vita comunitaria della sua isola.
Con il contributo di studiosi attivi in ambiti disciplinari diversi, e attraverso l’esame di un ampio corpus di fonti inedite, il volume presenta un quadro organico dell’esperienza di Gabriel e approfondisce le implicazioni più attuali della sua eredità di pensiero, ripercorrendo alcuni momenti decisivi del rapporto tra musica e identità nella storia del Novecento italiano.
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